lunedì 9 gennaio 2012

Progettare un corso E-learning per disabili


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Con la Legge 12 marzo 1999 n. 68, recante "Norme per il diritto al lavoro dei disabili", viene disciplinata, appunto, l’assunzione di disabili presso le aziende che hanno più di sette dipendenti e la procedura relativa alle assunzioni in determinati settori lavorativi. Spesso, tuttavia, si frappongono ostacoli dovuti alla poca chiarezza delle informazioni rese, alla diffidenza, alla mancanza di indirizzi chiari e di personale preposto in grado di fornire un puntuale supporto all’inserimento della persona disabile nel mondo del lavoro. È per questo motivo che si creano alcune barriere nei confronti di persone che vivono in una condizione di “svantaggio” ma che potrebbero offrire molto alle attività produttive.
L’handicap non va confuso con il deficit che è oggettivo e irreversibile: l’handicap può essere ridotto se non eliminato, perché dipende prevalentemente da una serie di barriere di carattere architettonico, sociale, psicologico ed educativo che possono ostacolare in forma permanente o transitoria chiunque. Tuttavia, la persona handicappata costituisce, nell’immaginario comune, una presenza ingombrante, perché mette in crisi il modello collettivo della perfezione e della bellezza dei corpi, tipico della cultura attuale.
E, per superare l’emarginazione che ne consegue, occorre che anche la persona con disabilità si riappropri del proprio corpo e della propria identità. Ma, ad oggi, questo ancora non accade, poiché i modelli culturali spesso sono inadeguati e si rifanno a tentativi (come, ad esempio, l’inserimento nella scuola e nel mondo del lavoro) che non si rivelano per nulla sufficienti ad assicurare la piena integrazione sociale delle persone in situazione di handicap. Come afferma Elisabeth Auerbacher, autrice del libro “Babette handicappata cattiva” : “Non dobbiamo più essere degli esclusi [...].

La nostra sola possibilità è questa battaglia permanente che non avrà fine, sino a che il nostro diritto alla differenza sia riconosciuto e questa differenza sia un arricchimento, per noi come per voi.” Bisogna considerare che, allo stato attuale, ci sono buone possibilità che fanno sperare in un cambiamento e in un miglioramento della situazione relativa all’integrazione scolastica, sociale e lavorativa dei disabili. Una buona parte della normativa nazionale, infatti, è stata implementata e adeguata alle necessità dei tempi (come, ad esempio, nella caso della legge sul collocamento obbligatorio) che offrono nuove prospettive di occupazione ai soggetti portatori di handicap. Inoltre, va sempre più diffondendosi l’utilizzo della tecnologia avanzata in ambito educativo, settore sottoposto a grandi modifiche dovute all’attuazione dell’autonomia scolastica (iniziativa che ha consentiti ai ragazzi portatori di handicap di frequentare le scuole superiori).

In altre parole, laddove l’handicap non può essere curato, possono tuttavia pensarsi strategie affinché sia prevedibile un adattamento della persona disabile, atto a determinarne un migliore della qualità della vita. Secondo una prima classificazione empirica, l’handicap viene definito sulla base di tre condizioni, che accomunano in parte tutte le patologie:
1) Al primo posto troviamo il Deficit di strumenti motori, intellettivi o relazionali: più che essere un vero e proprio deficit, questo aspetto si caratterizza soprattutto per un non utilizzo degli strumenti.
2) Segue il venir meno del ruolo sociale della persona disabile, quale secondo fattore che caratterizza l’handicap. È un aspetto importante quello appena descritto, in quanto il disabile non vive solo il problema della minorazione fisica (dovuta al fatto che una persona non parla, non scrive, o non sente) ma si trova ad affrontare anche un’altra situazione difficile legata alla propria immagine riflessa negli altri. In linea generale, rileviamo che il grande problema che interessa una persona gravemente deficitaria di strumenti è l’impatto con la realtà sociale (che risulta alterato).
3) La terza condizione consiste nella identità dell’handicappato. Facciamo un passo indietro. Quando una coppia aspetta un bambino, ha una serie di aspettative verso il figlio che nascerà. Nel momento in cui viene al mondo un bambino con handicap, le aspettative crollano d’un colpo e anche il rapporto genitore-bambino ne viene stravolto: un percorso obbligatorio che vede il bambino come oggetto di cure gli impedisce di avere una propria identità.
Egli, infatti, diventa OGGETTO di cura e perde le peculiarità di SOGGETTO. Questo significa che la famiglia resta sempre concentrata sulla cura o sulla riabilitazione, e, quindi, l’acquisizione di identità viene preclusa alla persona disabile, insieme a qualsiasi altro rito sociale, come matrimonio o lavoro. Ne consegue che l’handicappato diventa un tutt’uno con la propria malattia. La prognosi della malattia, infatti, si confonde con la prognosi del bambino che diventa, in questo modo, la malattia stessa. È facilmente intuibile, pertanto, che il vero handicap non è quello motorio o sensoriale ma è l’aspetto psicologico o psicopatologico che non consente di usare in maniera opportuna gli strumenti a disposizione. Partendo da questi presupposti – in occasione del lancio del portale www.disabiliamo.it, finanziato dalla Regione Puglia per incentivare la formazione da casa delle persone con handicap -, abbiamo condotto uno studio sulla FAD per disabili, settore che si sta diffondendo sempre di più e che sta catturando l’attenzione di tante persone e di molteplici aziende. Nella Formazione a Distanza, infatti, è fondamentale determinare la conoscenza delle abilità possedute da coloro che intraprendono uno specifico percorso formativo, senza “etichettare” i destinatari di questa interessante possibilità in funzione della patologia da cui sono affetti.
I progetti realizzati nel contesto della Formazione a Distanza per persone svantaggiate intendono, perciò, fornire indicazioni che possano essere d’aiuto a chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di attività e alle aziende, al cui interno vi siano dipendenti che presentano minorazioni psichiche o fisiche. Va aggiunto, ad onor del vero, che organizzare una FAD con disabili comporta uno sforzo organizzativo che le aziende o le scuole, se non appoggiate da esperti del settore, non sono in grado di realizzare. Fino ad oggi le esperienze attuate sono state finanziate con fondi europei ed organizzate da importanti associazioni che sono riuscite a strutturare corsi di Formazione a Distanza per disabili motori, non vedenti e sordi. In questo viaggio, che ci auguriamo si riveli interessante, semplice, compendioso e formativo per il lettore, abbiamo scelto di selezionare tre momenti chiave di ogni progetto che miri a formare risorse umane, con particolare attenzione all’e-learning per persone disabili: lettura e compilazione di un formulario di progetto (generico, utile per ogni attività analoga); panoramica delle disabilità più note e diffuse; strumenti per strutturare una FAD (formazione a distanza) destinata alle disabilità.

Prima di iniziare, ci sia concesso di esprimere un sentito ringraziamento all’Istituto di Arti Terapie e Scienze Creative, organizzazione di volontariato che ha lanciato il sito www.disabiliamo.it, con la cui collaborazione è stato possibile realizzare il presente ebook.

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